Capogreco, Piombo e Argento Calabria Ora del 25/01/2007
Professor Capogreco, perchè l'interesse verso questa pagina oscura della Resistenza? "Ho sempre avuto un'attenzione particolare per le questioni rimosse. Per le rimozioni inconsapevoli, ma anche per quelle intenzionali, se vuole malevole, come nel caso di Facio. La sua non è solo una storia di rimozione, ma anche di deviazione della memoria".Oltre il silenzio, oltre la rimozione, lei fa intendere che c'è qualcosa di più esecrabile. La memoria ufficiale che tradisce Facio. Qual è il tradimento più grave? Quello dei compagni di lotta o quello successivo dell'insabbiamento? "Il tradimento in tempo di conflitti si finisce per accettarlo, è come se, in qualche modo, fosse contemplato dalle dure leggi della guerra. Ciò non toglie che il tradimento di Facio fu molto grave perchè avvenuto all'interno delle stesse forze partigiane, uno di quei casi che Napolitano indica come "zone d'ombra" della storia del '900 su cui fare luce. Ma quello successivo, quello che avviene con l'argento, è inaccettabile. L'argento è quello della medaglia conferita al valore militare di Dante Castellucci nel '63, in piena democrazia, in piena Repubblica, adducendo false motivazioni("caduto in combattimento contro preponderanti forze nemiche",ndr). Un premio conferito non per riconoscere dei meriti, ma per deviare la memoria. Io sono stato fortemente attratto, e determinato in questa ricerca, dal secondo tradimento. Che ha dell'inquietante, perchè avvenuto nel silenzio generale. Nello Spezzino, in Lunigiana e nel Parmense, pressochè tutti conoscevano la storia di Facio, figura straordinaria della Resistenza, ma nessuno ha fatto qualcosa per squarciare il velo di ipocrisia e di falsità che ha avvolto la sua morte. Il dovere della memoria non è solo quello di ricordare, ma è anche quello della responsabilità, il dovere di fare qualcosa".Il dibattito sul revisionismo negli ultimi anni si è quanto mai inasprito, non teme di essere travolto anche lei dall'accusa di fare un uso politico-ideologico della storia? "No, affatto. Il revisionismo di per sé non è una pratica negativa. Revisionare è compito essenziale dello storico. Del resto siamo naturalmente portati a revisionare tutto, a cominciare dalle nostre vite, dalla nostra famiglia. E' così pure per il passato. Si riconsidera dall'angolo "di oggi" e lo si guarda anche con nuove tecniche, con nuove possibilità di interpretazione e con nuove fonti. Il revisionismo sistematico è altra cosa. Appartiene a una limitata cordata di studiosi o pseudostudiosi che fanno della storiografia con l'intenzione precisa di rovesciare le parti. Non credo che questo sia fare storia. Visto così, il revisionismo porta non solo danni alla Resistenza, ma anche alla comunità, alla democrazia. Questo revisionismo, che qualcuno ha definito "rovescismo", io lo combatto"A proposito di timori e di rimozioni, presto sarà celebrata la giornata della memoria della Shoah, con una sfilza di manifestazioni in programma, scolaresche alle prese con riflessioni e letture sull'Olocausto, vari libri in uscita. Non teme che la sovraesposizione mediatica dello sterminio degli ebrei possa generare l'effetto contrario di quello auspicato, cioè quello di assuefazione all'orrore? "Si, non lo nego. Non sono d'accordo con l'impostazione che spesso si da alla giornata della memoria. Può sembrare paradossale, visto che sono il presidente di una fondazione che da 19 anni promuove in Calabria un "Memoria-meeting" e dunque è "corresponsabile" di queste celebrazioni. Credo che il problema più grosso sia legato alla legge che ha istituzionalizzato la giornata della memoria, votata all'unanimità e di cui, forse per questo, è stata sacrificata parte della sua essenza. La sua principale finalità è certamente quella del ricordo dello sterminio nazista, della sensibilizzazione delle nuove generazioni. Ma se guardiamo con attenzione il breve testo legislativo, vediamo che la parola fascismo neanche compare. Così come non si fa alcun cenno alla collaborazione dell'Italia di Salò con i nazisti nella deportazione degli ebrei dalla penisola. Non bisogna dimenticare che molti ebrei finirono nei forni perchè arrestati da italiani e, soprattutto, grazie alle nostre leggi razziali promulgate già nel 1938. Di tutto questo nel testo della legge approvato nel luglio 2000 non c'è traccia, e non credo sia un bene. Nei fatti, certamente, gli "operatori della memoria", le istituzioni, le scuole, le fondazioni come la nostra si danno da fare per il "27 Gennaio" e ottengono spesso buoni risultati, però l'impostazione della legge non piace. Vi avrei inserito, nero su bianco, la questione delle nostre responsabilità nazionali...Ho il dubbio che le celebrazioni del Giorno della Memoria non incidano più di tanto sui nostri giovani se esse non ricollegano Auschwitz anche alla nostra italiana del Novecento."Il ministro della Giustizia Mastella ha presentato un ddl con cui chiede che anche in Italia sia vietato negare l'Olocausto. Ne vede l'utilità? "Leggi simili esistono già in alcune nazioni e hanno portato alla condanna di studiosi "negazionisti", ma credo che la giustizia possa fare ben poco. Il problema è e rimane di consapevolezza civile:"La storia non si fa con le leggi", scriveva l'altro giorno Giovanni De Luna. Sono d'accordo con lui."C'è un canto emblematico dell'Orlando furioso in cui Ariosto sostiene che la storia ufficiale è quella dei vincitori. Esiste la verità storica pura, o la storia la fanno sempre i potenti? "Forse non la fanno sempre loro, ma generalmente la scrivono. E "Il piombo e l'argento" ci aiuta a capirlo. Perchè la storia di Facio insegna anche che ci sono tante Resistenze, e non soltanto quella finora raccontata o scritta sui libri. Che c'è pure la Resistenza di chi ha voluto fare il furbo e, pur schierato col fronte che combatteva il nazi-fascismo, ha usato metodologie tipicamente fasciste. Facio è l'emblema della Resistenza pura, schietta, idealista. Forse un pò avventato (come lo erano certamente i fratelli Cervi) nella sua visione "romantica" della lotta per la liberazione. Ma quelli che, durante la guerra, avevano portato a morte Facio con un "processo" ipocrita e burlesco, si sarebbero spinti, nel dopoguerra, persino a "riscrivere la storia" nel testo di una medaglia al valore...Ecco qual è oggi il nostro compito: far sì, attraverso la presa di coscienza, la vigilanza democratica autentica, che non siano più i potenti e i furbi a scrivere e riscrivere la storia"
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