Partigiano Facio, medaglia da ritirare

Corriere della Sera del 14/02/2007

di Dino Messina

Milano - L'accurato lavoro di uno storico, che ha raccontato un episodio tragico e scomodo della resistenza, ha scatenato un caso politico. Tanto che ieri, il senatore Andrea Ranieri, della segreteria nazionale dei Ds, sulla prima pagina dell'Unità ha annunciato che andrà fino in fondo nelle sedi istituzionali, immaginiamo ministero della Difesa o presidenza della Repubblica, per ristabilire "anche negli atti ufficiali la verità ad oggi negata". Stiamo parlando dell'appassionante libro Il piombo e l'argento, da poco pubblicato da Donzelli e anticipato per la prima volta dal Corriere, in cui Carlo Spartaco Capogreco ha raccontato la vera storia di Facio, leggendario capo partigiano di origine calabrese che operò tra l'estate del 1943 e il luglio 1944 tra Emilia, Toscana e Liguria. Un anno in cui Dante Castellucci, questo il vero nome del giovane comunista, diventò una figura carismatica della lotta di liberazione, protagonista di azioni leggendarie, come quella al Lago Santo, quando con una decina di uomini respinse un centinaio di nazisti. Un mito, insomma, che viene ancora oggi coltivato nelle colline della Lunigiana: un monumento ricorda Facio al Lago Santo, anche se non dice che il capo comunista fu ucciso dopo un processo sommario il 22 luglio 1944 da altri comunisti per rivalità tra bande. quel che ha colpito non è tanto il racconto della tragica fine, risaputa da anni, quanto la ricostruzione di come la memoria del mitico comandante sia stata strumentalizzata in omaggio a una visione apologetica della Resistenza. Nella motivazione del conferimento di una medaglia d'argento, consegnata il 19 maggio 1963 ai famigliari a Cosenza, si legge questa frase: "Valoroso organizzatore della lotta partigiana, incurante di ogni pericolo...Scoperto dal nemico, si difendeva strenuamente...Esempio fulgido del più puro eroismo". Una prosa che è l'esempio fulgido della più pura ipocrisia. Eppure per oltre sessant'anni, nonostante che la verità fosse risaputa, si è preferito dimenticare. Nonostante la fidanzata di Facio, Laura Seghettini, avesse tentato di far istruire un processo contro i responsabili dell'esecuzione, nonostante i vertici dello stesso Pci, a cominciare da Giorgio Amendola, sapessero. Fu il padre del senatore Andrea Ranieri, Paolino, incaricato dal Cln, a stabilire subito la verità. Tanto che il dirigente ds ci dice di essere cresciuto nel mito di Facio. E ieri ha sentito suo dovere saldare il debito con il comunista ucciso da altri comunisti, proponendo di restituire la "falsa" medaglia e chiedendo che ne venga assegnata una con una motivazione nobilmente veritiera.

 

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